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Temi Palio di San Jacopo 2023

BORGO ANTICO

Ti scrivo da questo luogo angusto e spero ferventemente che ti arrivi il grido sopito della mia anima. Mi dicono che gli sbagli si possono curare, la paura si può annientare, il destino si può cambiare, ma da quando si è chiusa quella porta dietro di me, lo strappo della disperazione continua a lacerare le mie membra ed il mio cuore.
In questo luogo tutti pensano che io sia matta, un mattone fuori posto nell’architettura dell’umanità, il buonismo non permette di eliminarlo, ma bensì di accantonarlo, assieme ad altri, in un cumulo abbandonato dalle cure dell’uomo.
Qui il tempo e lo spazio non si adattano mai alla mia volontà, l’unica cosa terrena sembra essere il costante odore di urina.
Guardo oltre la finestra e mentre il mio sguardo erra nell’infinito, io rimango immobile, non riesco a seguirlo, lo perdo, si perde e non potrà più tornare indietro, non potrà più raccontarmi cosa ha visto.
Il freddo e la paura regnano sovrani, non trovo le risposte e più domando, più il silenzio si fa strada e con esso la pillola della felicità.
Solo l’arrivo del buio riesce a quietarmi e a darmi una bolla dimensionale all’interno di questa macabra realtà, lì nessuno può sentirmi; ascoltando la vita che nel mio grembo prende forma piango e il tonfo sordo di una lacrima buca il pavimento.
Mi sento come una goccia che cade nell’oceano e non appena tocco l’acqua anche io divento oceano e sento espandere i miei orizzonti fin dove occhio umano può vedere e un senso d’infinito mi penetra il cuore.
Erro in queste acque, invisibile e muto ai sensi di questo mondo, solo io, a tratti, posso udire le frequenze della mia anima.
E quando un raggio di sole viene a dar luce ai miei pensieri, due angeli vestiti di nero mi prendono a braccetto e mi trascinano in alto, sempre più in alto e all’improvviso, come uno shock, mi lasciano andare.
La mia bocca mangia il morso, le mie membra si dibattono e cado, violentemente cado, velocemente cado, nuoto nel vuoto, ancora pochi secondi e una massa informe mi sopraffa.
Mi sento come una balena solitaria che canta la sua melodia d’amore nell’oceano dell’esistenza. Le sue onde a 52 hertz si propagano con forza e si disperdono in luoghi di oblio e lei, per non perdersi, continua a cantare.
lo vedo l’inizio laddove loro vedono la fine. lo vedo dei costrutti laddove essi vedono l’errore.
lo vedo le uguaglianze, laddove gli altri vedono le differenze.
lo vedo me in loro, laddove non vedono loro in me.
lo sento il fragore della vita, laddove si ode il suono del silenzio.
Se puoi, salvami, prima che io diventi matta!

 

BUFALI

CRICKET

Non esiste silenzio più assordante
del silenzio di chi non ascolta…
Io, io lo so bene…
Mi chiamo Cricket;
vivo su questa terra da miliardi di attimi
e nel silenzio d’ogni attimo da sempre attendo
che la mia voce sottile venga ascoltata.
Non mi ricordo di esser nato o diventato…
Quelli come me devono sussurrare agli attimi
e non hanno tempo per perdersi nei pensieri.
Il mio compito viene prima di tutto!
Ho una missione importante,
che solo a me è stata affidata.
Sono io che custodisco la voce del tutto,
le parole che nostra Madre ci ha insegnato,
ed è mio dovere trasmetterle al cuore
d’ogni figlio confuso.
Semplici, limpide sillabe,
ricamate di melodia,
che non hanno contorni se non quelli della speranza.
Così canto, canto contro l’infinito,
certo che prima o poi qualcuno, mi riconoscerà.
Pare che sia la notte il momento migliore,
quando tutti si addormentano,
quando i pensieri galleggiano liberi
tra l’abbandono e i sogni.

Quel baleno di stelle puro e speciale
dove ogni voce si ferma
e dove il cuore è libero di ascoltare.
C’è sempre una notte, per ogni dove, per ogni attimo
ed è in quell’attimo che le mie antenne si schiudono
e la mia voce vibra e si espande;
tra le distanze del cielo e il verde abbraccio del mare,
fino a raggiungere il sonno d’ogni figlio lontano.
Da molto tempo ormai hanno smesso di ascoltare…
Sono sprofondati nel fragore di mille parole sovrapposte,
riempiendosi inermi d’assordante silenzio.
Mi chiamo Cricket
e da troppe notti mi vesto di speranza
attendendo una risposta al mio canto.
È stato il rumore di questo silenzio che mi ha fatto pensare…
Forse non sono gli uomini che non ascoltano…
Forse sono io, ad aver perduto la coscienza…
Per questo ho deciso di mettermi in viaggio
e di ritrovarla;
sulla strada di un mondo che non conosco
se non per milioni d’attimi di silenzio.
“Una volta c’era un Grillo che cercava di parlare
ma il rumore del silenzio lo lasciò solo con se.
Preso da mille paure cominciò a camminare
per trovar quella coscienza che ogni uomo fa ascoltare.”

 

MONTICELLO

SAMSARA
La spirale del silenzio

Nell’oceano dei paradossi, la realtà sfugge alla percezione. Ma è sempre lì, riflessa negli schermi. Quando ne scorgiamo un riverbero, la osserviamo confusi. In silenzio. Ci chiediamo, parafrasando: “se un albero cade nella foresta e nessuno ne parla, ha fatto veramente rumore?”

Presente. In una società non troppo diversa dalla nostra. Purusha, una persona comune, si accorge che i media raccontano soltanto una versione edulcorata e spettacolarizzata della realtà. La mistificazione è la pratica prediletta da Maya, la regina della TV. Il suo potere trascina gli spettatori nella spirale del silenzio, omologando il pensiero.

Purusha, provando a far sentire la propria voce, scopre che non esistono soluzioni semplici per smantellare l’infinita ruota di illusioni in cui anche lui è intrappolato: la rinascita passa sempre dalla distruzione.

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